mercoledì 12 febbraio 2020

Il Sinodo dell'Amazzonia e la poesia dei popoli


Anacleta è una donna afrodiscendente che vive nel cuore del Maranhão, nordest del Brasile. Racconta con la pelle d'oca l'emozione di riconnettersi con la sua storia: ebbe l'opportunità di visitare le comunità della Guinea-Bissau, oltre oceano, terra dalla quale i suoi antenati furono deportati in Brasile.
Trovò in quel paese case e villaggi con lo stesso stile di costruzione e organizzazione, racconti e leggende simili, e persino qualche parola in comune. Nel suo racconto, brilla l'orgoglio di chi non ha perso le sue radici: nonostante la violenza della schiavitù imposta a questi popoli, la loro custodia della memoria e della cultura ha mantenuto unite le comunità afrodiscendenti e forte la loro resistenza.
Nel Maranhão, ogni anno, si incontra la "Rete di popoli e comunità tradizionali". Si riuniscono popoli indigeni, quilombolas, quebradeiras de coco babaçu, popolazioni fluviali, pescatori artigianali, agricoltori; pur nelle loro differenze culturali, c'è un filo rosso che intreccia questa gente, che è l'amore per la terra, il radicarsi nel territorio.

Nel suo discorso di apertura al Sinodo, Papa Francesco ci ha invitato a camminare in punta di piedi, in ascolto dei popoli, della loro storia, cultura e Bem Viver. Ha detto che le culture hanno una saggezza propria: "Los pueblos tienen un sentir".
Ci ha invitato a superare le colonizzazioni ideologiche, il rischio di disciplinare e domare la loro storia e cultura. Perché la Chiesa in vari casi non è stata capace di inculturarsi, ed in alcune situazioni ha svalorizzato queste culture.
Il centralismo omogeneizzante, ha proseguito il Papa, è un'ideologia e un'arma pericolosa, così come la tentazione di comprendere senza ammirare, senza assumere “il paradigma dei popoli”, la loro poesia e la loro realtà concreta.

La poesia e la realtà delle persone, quindi, sarebbero un antidoto a ogni sistema che annulla le differenze, riduce le relazioni al consumo e omologa le culture, in modo che sia più facile controllarle e adattarle alla disciplina del nostro modello di "sviluppo".
L'incontro con Dio libera dall'omogeneizzazione, rimuove la cappa grigia che spegne le differenze, permette la rivelazione dei popoli ed evidenzia la ricchezza delle loro culture, che si riuniscono al banchetto del Regno. È un'immagine precursora della Pentecoste, un'utopia in costruzione permanente, in cui tutti parlano le loro lingue, ma riescono a capirsi tra loro.

La fedeltà alla realtà dei popoli ci converte e ci ispira. Per questo motivo, uno dei nuovi cammini intrapresi dal Sinodo è il ritorno ai territori, come Chiesa alleata dei popoli dell'Amazzonia, per promuovere tessuti di incontro tra loro, e tra noi e loro.
Lo abbiamo imparato dalla Rete di popoli e comunità tradizionali del Maranhão, che in uno dei suoi incontri si è definita così:
“Guardiani e Guardiane del Sacro, come fiumi che scorrono come sangue attraverso il corpo del nostro Stato, per generare la vita dei nostri Territori, ci incontriamo nel Territorio della Comunità Águas Riquinhas - Paulino Neves per affermare che siamo un solo cuore e spirito di lotta, resistenza, disobbedienza, insurrezione e costruzione del Bem Viver. (...) Stiamo tessendo la nostra rete, che nessuno spezzerà, né con la violenza della repressione della polizia o delle milizie, né con il veleno della cooptazione".

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