lunedì 22 febbraio 2010

La campagna continua!

“Sono stanca di sopportare questo treno carico di minerali che passa davanti a casa dieci volte al giorno. Non sopporto ascoltare che questo convoglio di 330 vagoni porta via la ricchezza delle nostre terre e lascia una scia di incidenti e morte: travolge e uccide una persona al mese! Sono stufa di sentire i discorsi delle persone in doppiopetto, dell’impresa: ci garantiscono che tutto ció porterá lo sviluppo ed il progresso, ma per noi, qui, tutto é fermo a vent’anni!”

Questo é lo sfogo di molte famiglie che abitano nella regione del ‘corridoio di Carajás’ (900 Km di ferrovia tra il Pará ed il Maranhão, nel nord del Brasile).

Qui, la Companhia Vale do Rio Doce (Vale) domina l’economia e controlla la politica regionale, controllando la proprietá delle miniere di ferro piú ricche ed abbondanti del mondo, cosi come un imponente sistema di logistica e trasporti (ferrovie e navi da carico intercontinentali).
Vale é la seconda impresa mineraria del mondo, opera in 30 paesi diversi con quasi 150mila dipendenti ed é cresciuta di 19 volte in dodici anni, da quando una sospetta operazione di privatizzazione ha svenduto questo tesoro ad interessi privati.
Dipinge la sua immagine di verde (greenwashing), garantendo la sua sostenibilitá e responsabilitá sociale con potenti operazioni di marketing e un forte influenza sui partiti politici. Invece, i popoli e le comunitá di varie parti del mondo testimoniano gravi conflitti nell’ambito del lavoro (3500 persone in Canada sono in sciopero contro Vale da sette mesi, con picchetti a -24 gradi), inquinamento di aria, acqua e suolo, corruzione delle amministrazioni locali, persino reclutamento di milizie locali per garantire la difesa degli interessi dell’impresa.
Abbiamo davanti, insomma, un esempio paradigmatico dell’arroganza di molte imprese minerarie del mondo.

Per questo, da fine 2007 una rete di movimenti del nord del Brasile ha lanciato la campagna Justiça nos Trilhos” (Sui Binari della Giustizia) per denunciare i conflitti con la ultinazionale e rivendicare giustizia socio-ambientale.
Poco dopo, la partecipazione della campagna al Fórum Social Mundial a Belém in Pará ha rafforzato la rete di alleanze ed il coraggio di questo movimento plurale, che in questo 2010 giungerá ad affrontare pubblicamente Vale.

Infatti, in aprile é convocato il “Primo incontro internazionale delle vittime di Vale”. Rappresentanti del Brasile, Perú, Ecuador, Argentina, Cile, Canada, Mozambico, Italia e forse Indonesias si incontreranno per tre giorni di ‘Tribunale Popolare’, scambiando informazioni, stimolando i media a rivelare il volto nascosto dell’impresa, interpellando i suoi quadri direttivi e l’azionariato. Alcuni delegati parteciperanno all’annuale assemblea degli azionisti, con lçe necessarie rivendicazioni. La Rede Brasileira de Justiça Ambiental, insieme a molti grandi e piccoli enti e movimenti brasiliani, stringono cosí un accordo con l’ Observatorio de Conflictos Mineros em America Latina e con le reti sindacali internazionali di Canada e Stati Uniti. In preparazione all’incontro, avverranno due carovane regionali (una in Pará-Maranhão, l’altra in Minas Gerais), per scambiare esperienze e strategie tra attori nazionali ed internazionali, toccando con mano i conflitti locali.

In quell’occasione, a Rio, sará lanciato un film-documentario di Silvestro Montanaro (conosciuto per la sua trasmissione teevisiva ‘C’era una volta’). Il documentario in tre lingue (portoghese, inglese ed italiano) é ottimo strumento di formazione, presa di coscienza e denuncia. Circolerá in Italia insieme ad un libro di Francuccio Gesualdi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo) a partire da settembre.

A nome di tutti i movimenti brasiliani e del mondo in conflitto con questa multinazionale, chiediamo un appoggio a chiunque sia sensibile alla vita della gente e della natura nelle regioni amazzoniche del nord del Brasile: le vene aperte dell’America Latina debbono tornare ad alimentare il corpo anemico degli impoveriti!

mercoledì 17 febbraio 2010

Come NON vivere la quaresima

Arriva ancora una quaresima...
É facile scegliere quando farla giungere, prefissarla nel calendario e darle cosí i nostri confini: in Brasile sono ancor piú marcati, per la vivacitá delle feste di carnevale e di Pasqua che la incorniciano, togliendole il sapore un po’ amaro che di solito la caratterizza.

La quaresima é cammino rituale di ascolto interiore, in un clima austero di deserto.

Ne abbiamo bisogno, incide nella nostra vita con un ritmo nuovo, che frena un po’ la corsa del tempo e l’affollamento della mente e del cuore.

Ma la quaresima vera, quella piú concreta, scritta nella carne della gente, é ben altra: tempo di fame, vuoto interiore, dramma di un’esistenza al buio improvviso, quando non intravvediamo vie d’uscita ed aneliamo alla resurezzione, alla luce.

Per esempio, questa prima domenica di quaresima (21 febbraio) é anche il venticinquesimo anniversario della morte (crocefissi!) dei contadini di Zeatzan, vittime della persecuzione in Guatemala.

In questo periodo, poi, sperimentiamo in modo ancor piú duro gli effetti della crisi, anche nelle periferie del Brasile: i contributi sono finiti ed i disoccupati non hanno piú nessuna entrata!

La natura stessa sta passando un tempo di quaresima, votata alla penitenza a causa dell’umanitá avida, che l’ha giá condannata a morte.

Sono questi (e molti altri) i veri deserti della vita, che ci lasciano senza risposte, spaventati, in attesa urgente di una resurrezione difficile.

Occorre peró saper accogliere anche queste tappe della vita, poiché la Parola ci garantisce che hanno un termine, un limite oltre al quale rivedremo nuovamente la luce. Nel frattempo, in questo cammino oscuro Dio ci prende per mano, Padre attento ai piccoli e ai fragili.

É possibile, ancor oggi, passare dalla morte alla vita, dalla violenza ad un equilibrio rinnovato tra tutte le creature.

Il Vangelo di questa domenica ci spiega come NON bisogna fare. Spetta al resto della quaresima, poi, indicarci cammini efficaci per ricostruire la speranza.

Com’é che non dobbiamo preparare la Pasqua? Con lo stile consacrato dai potenti (il diavolo stesso é definito dal Vangelo come il padrone del potere).

Alcuni strumenti da sempre hanno illuso le masse; Gesú li rigetta definitivamente:

- Trasformare le pietre in pane.

É un’impresa da pochi. Dedichiamo questo versetto proprio ad una impresa, che da noi fa il bello ed il cattivo tempo con ferro, rame, bauxite e pietre preziose estratte e vendute a prezzi d’eccezione. Vale do Rio Doce proclama a spron battuto la sua missione miracolosa, che a suo dire fará resuscitare il popolo amazzonico e nordestino. Peccato peró che le pietre estratte dalla nostra terra diventano pane quasi esclusivamente per gli azionisiti e gli amministratori dei livelli piú alti.
C’é pane in abbondanza, ma per pochi: questa non é Pasqua.

- Ottenere il potere nella farsa carnevalesca dei politici di oggi.

In Brasile é anno di elezioni federali e statali: come far resuscitare la politica, mentre molti ‘diavoli’ ancora aspirano alle posizioni piú alte, si prostrano e si vendono a qualsiasi condizione?
Piú che dentro ai partiti, dobbiamo urgentemente preparare la Pasqua tramite il controllo sociale, l’organizzazione popolare e la partecipazione responsabile: risorga l’onestá!

- Fare della religione un palco di miracoli.

Perfino la chiesa puó ‘satanizzarsi’, se cade nella tentazione di cercare i miracoli e la visibilitá, illudendo le persone e conquistando le masse con riti esteriori ed eventi di richiamo. Da noi in Brasile é ora la tentazione piú facile.
Che bello, invece, preparare la Pasqua ogni anno attraverso gli itinerari esigenti ed impegnativi della Campanha da Fraternidade: percorsi di studio, analisi socio-ecclesiale e impegno su temi urgenti da affrontare in chiave ecumenica (quest’anno il tema, dettato dalla crisi e dall’urgenza di nuovi modelli, é “Economia e Vita”).
La sfida, per le comunitá, é fare di questi percorsi il centro di ogni tipo di impegno, per tutto l’anno: nella catechesi, nel sociale, nelle celebrazioni...

Il mondo intero sta attraversando una quaresima difficile e globalizzata: crisi economica, ecologica ed etica.

I quaranta giorni di preghiera, riflessione ed impegno che si aprono ci aiutino a cercare, con Dio e gli uomini e donne di buona volontá, vie d’uscita verso la resurrezione.

martedì 2 febbraio 2010

Non potete servire Dio ed il denaro

“Bello, questo tuo lavoro. Quanto guadagni?”
Molti coordinatori delle nostre comunità cristiane in Maranhão, nordest del Brasile, si sono sentiti fare questa domanda. Pare difficile, per la gente comune, capire che noi ci impegnamo nella chiesa per passione e gratuitamente!
Il volontariato, le persone che si donano per gli altri vanno contro la ‘cultura’ di oggi, per la quale tutto deve misurarsi in base ai soldi.
E’ vero, molti di noi si trovano in condizioni economiche difficili, hanno bisogno di integrare le entrate di casa con uno o un altro lavoretto... eppure, spesso sono proprio i più poveri che si mettono a servizio, semplicemente per amore!
E’ questo forse il maggior segno profetico della chiesa oggi: le comunità sono sostenute da persone che donano tempo, energie e denaro... gratis!
Diciamo, così, che è possibile una società in cui i soldi non siano la misura più importante. Dimostriamo con la vita, almeno in parte, quella Parola di At 2,44: “I fedeli vivevano uniti e mantenevano tutto in comune. Vendevano le loro proprietà ed i loro beni, dividendoli tra tutti, secondo la necessità di ciascuno”.
Ogni anno la chiesa brasiliana offre un percorso di form-azione, chiamato “Campagna della Fraternità”; nel 2010 il tema è “Economia e Vita”.
Oltre a rafforzare la speranza di un mondo nuovo in costruzione, questa campagna denuncia la violenza di una economia che molto spesso esclude.
Il sogno di Dio è un banchetto abbondante e gustoso, a cui tutti possono avere accesso; l’economia di oggi, però, chiude molte porte a questa tavola di comunione: “C’era un uomo ricco che si vestiva di porpora e di lino e faceva ogni giorno grandi feste. Un povero, chiamato Lazzaro, giaceva coperto di ulcere al portico della sua casa” (Lc 16).
Questo contrasto è forte nella nostra città del Maranhão, Açailândia: siamo la seconda città più ricca dello Stato, ma molte famiglie sopravvivono alle soglie della miseria e i servizi di base nella salute ed educazione sono estremamente carenti.
Ci sono due peccati mortali ad Açailândia, per i quali ciascuno dovrà rendere conto personalmente a Dio: l’accumulazione della ricchezza e la sottrazione del denaro pubblico.Il paradosso più grave è ben visibile in uno dei nostri quartieri: sotto un ponte altissimo si ammassano una sull’altra trecento casupole e baracche che respirano l’inquinamento delle industrie siderurgiche; sul ponte, irraggiungibile, passa il treno della seconda più ricca multinazionale minerale del mondo (Vale do Rio Doce). Rapido, stipato di ricchezza, il treno non distribuisce nulla e porta via, da esportare, un carico dal valore medio di 20 milioni di euro al giorno!
E’ tempo di scrivere nuove pagine di vangelo anche per l’economia di Açailândia:
- tempo di risvegliare altre forme di volontariato nelle nostre comunità
- tempo di rafforzare la condivisione economica tra la gente, perchè se siamo comunità dobbiamo imparare a ripartire i nostri beni
- tempo di assumere posizioni forti e profetiche contro queste multinazionali che sviscerano le nostre ricchezze e lasciano la terra e la gente con il vuoto nello stomaco- tempo di chiedersi chi sono, anche dalle nostre parti, i ricchi e da dove vengono i loro beni, quanto siano onesti e come si possa metterli realmente a servizio del bene comune.

Forse queste pagine di Vangelo, economia e vita possono servire anche alle comunità italiane, componendo il mosaico della giustizia e della pace con i tasselli di un impegno locale coraggioso e profetico!