mercoledì 9 novembre 2016

Noi, comboniani in Brasile



Tomasz é polacco, José peruano. Vivono nell'estremo nord del Brasile, in Roraima, dedicando la loro vocazione missionaria ai popoli indigeni Macuxi e Wapixana.

Bernardino é un giovane togolese, sará ordinato diacono tra pochi mesi.
Vive a Salvador Bahia, dove tenta di integrare la sua esperienza di vita africana con la cultura e tradizione religiosa dei gruppi afrodiscendenti della 'capitale nera' del Brasile.

Oggi vi parliamo di noi, comboniani in Brasile. 
Ci troviamo in un momento importante del cammino: da tre anni abbiamo riunito le due province ed ora ci organizziamo come un unico gruppo in questo enorme territorio. 
Basti pensare che la distanza tra la comunitá comboniana piú a sud e quella piú a nord del paese... é maggiore che la distanza tra il Brasile e l'Africa!

In qualche modo, quindi, ci sentiamo vicini alla missione che Daniele Comboni ha iniziato. 
Pur se in contesti tanto diversi, ci ispira ancora il suo Piano per la Rigenerazione dell'Africa. 
Daniele aveva intuito che il missionario é un uomo di frontiera e che ai margini si gioca la sua identitá e l'efficacia del suo annuncio di vita, giustizia e pace.

Anche noi, oggi, ci sentiamo sfidati dalle frontiere. Geografiche, perché la chiesa brasiliana deve  uscire di piú allo scoperto, verso la frontiera amazzonica; culturali, perché la promozione della vita passa dalla difesa delle comunitá messe ai margini dal modello di sviluppo egemonico; religiose, perché il missionario é un ponte di dialogo tra la chiesa e la societá civile organizzata, provocando quando necessario la rigidezza e il distanziamento della struttura ecclesiale o di una cultura religiosa massificante.

In Brasile, abbiamo riscritto il nostro piano di evangelizzazione per i prossimi sei anni. 
Ci ispira la chiamata ad “essere nelle frontiere testimoni e profeti di relazioni fraterne, fondate sul perdono, la misericordia e la gioia del Vangelo. Sulle orme di Daniele Comboni, raggiungiamo le periferie della sofferenza, tra i piú poveri e non evangelizzati. É questo l'orizzonte della nostra missione”, come ricorda l'ultimo nostro Capitolo generale.

In pratica, privilegiamo quattro aree di lavoro: evangelizzazione e Amazzonia, evangelizzazione e diritti umani nelle periferie urbane, evangelizzazione e comunitá afrodiscendenti, evangelizzazione e promozione vocazionale missionaria. Ci impegnamo a partire dalla cura di comunitá cristiane popolari, oppure offrendo un servizio specifico alla chiesa locale, con la formazione biblica, la pastorale carceraria, i movimenti in difesa dei diritti umani, la pastorale dei bambini e adolescenti, la rete ecclesiale panamazzonica, la promozione della salute integrale e l'interazione con le scuole di riconciliazione e perdono.

Lo facciamo a partire dai limiti di un gruppo piccolo, fragile e con tutte le sue contraddizioni. Crediamo nell'importanza dei luoghi in cui scegliamo di stare: quanto piú immersi tra la gente semplice, nella loro sofferenza e nei loro sogni, tanto piú saremo fedeli a questo palpitare di vita che non puó essere tradito. Saremo una presenza semplice in situazioni difficili, molte volte senza tante competenze o capacitá di trasformare, ma sempre segno di speranza e appoggio nella r-esistenza.

La porta é aperta e la direzione ci é data da testimoni del Vangelo come Ezechiele Ramin o Franco Masserdoti: venite a camminare con noi!

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