sabato 9 febbraio 2008

Un 'altro' Natale

Sta arrivando un altro Natale e torno a scrivervi dal Brasile, ricordandomi dei Natali vissuti a São Paulo e tanto diversi dal nostro clima invernale. Qui fa molto caldo, sta arrivando la stagione delle piogge (con grande ritardo)... eppure anche qui Babbo Natale ha il giubbotto rosso e il cappello di lana! Poteri del consumo globale e di questi idoli che lo rappresentano...

Condivido qualche povera riflessione, che mi aiuta a fare il punto del cammino fin qui (5 mesi).
Mi colpisce, in questo tempo di Avvento, la forza straordinaria del sogno che Dio ci mette davanti.
I testi di Isaia e del Vangelo hanno un respiro e una passione 'esuberanti', utopici, esagerati. Spalancano dimensioni che non osiamo immaginare, provocano alla speranza: tutti i popoli correndo verso lo stesso monte di Dio, spade che si trasformano in vomeri, lance in aratri. Pace universale e riconciliazione dei nemici (il lupo e l'agnello, il bimbo e il serpente). Il banchetto di Dio che é festa soprattutto per gli esclusi, accoglienza e vita per zoppi, ciechi, muti...
Eppure, leggendo da qui, mi accorgo che in questi stessi testi non si nasconde il dolore, il peso della realtá: il violento e l'empio ancora dominano la scena. Gerusalemme é macchiata di sangue.
La Bibbia non é ingenua e descrive bene la storia anche di oggi.
Racconta di un germoglio che spunterá... ma qui sentiamo il dolore della natura e della vita spezzata. Racconta di un 'resto', una piccola minoranza che continua a sperare... e anche qui crediamo fermamente in questa speranza: é il motivo che ci resta per continuare a vivere!
Il nostro sperare non é solo aspettare passivo. Un canto molto bello del tempo della dittatura dice “Quem sabe faz a hora, não espera acontecer” (Chi ha capito anticipa le cose, non aspetta che succedano da sole).

Capire

Giá: capire, anticipare le cose. Ma come?! É la domanda che ci assilla ogni giorno: da che parte andare? Stiamo facendo le scelte giuste?
Stando qui cominciamo a sentire –come cappa opprimente- il peso di una realtà che stenta a cambiare. L'unica risposta é... assumere la sfida, fare di questa passione e preoccupazione il centro della nostra vita. Farci carico della realtá di qui, lasciare che occupi interamente e unicamente in nostro cuore.
“Avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo” significa non passare indifferenti, giorno per giorno, al silenzioso grido di agonia di questa realtà ambientale e sociale, al degrado progressivo dei valori che vengono consumati. E starci dentro con tutte le forze, come dice la Parola e come richiama il maestro Dossetti (per me il senso della vita consacrata si riassume cosí).

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