lunedì 4 febbraio 2008

Le sofferenze del momento presente

Spesso, stando qui, comincio a sentire –come una cappa opprimente- il peso di una realtà che stenta a cambiare.
Avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo significa non passare indifferenti, giorno per giorno, al silenzioso grido di agonia di questa realtà ambientale e sociale, al degrado progressivo dei valori che vengono consumati.
Ci sono due corpi di cui ci dobbiamo prendere cura. In Italia mi sono concentrato molto sulla cura del corpo (=vita intera) di ciascuna persona. Qui mi è affidato il corpo delle comunitá e, ancor piú in generale, il corpo di questo sistema malato.
Nei testi apocalittici del Vangelo (cf. Lc 21,8-28) c’è gente che non vuole vedere questa sofferenza e si ferma alle ‘belle pietre e offerte votive’. Ci sono persone che si rendono conto, ma accolgono con paura e impotenza i segni di morte (fame, terremoti, disordine cosmico). C’è, infine, la speranza del Vangelo, che dice “la vostra liberazione è vicina”, “non sará la fine”, “con la vostra resistenza (hypomoné) salverete le vostre vite”.
Cos’è, questa speranza? È partecipazione (immersione) alla sofferenza di tutto il creato: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio”.
Comblin dice: “Sperare non é solo desiderare. E’ obbedire (anticipare profeticamente) al cammino che Dio ci mostra”. Stare dentro questa realtà, facendosi carico (hypomoné) delle sue attese.
Quando faremo questo, ci riveleremo per quello che siamo: Figli di Dio, a sua immagine e somiglianza, appassionati come Lui e completamente dediti, come Lui, alla attesa creativa del Regno (“il Padre mio lavora e anch’io lavoro” Gv 5,17).

“Giustizia e Pace si abbracceranno”. Le immagino come due sorelle che si sono perse, in questa coltre di violenza e degrado. E si cercano incessantemente, e cercandosi coinvolgono altri ‘cercatori’, per aprire strade nuove, sperimentare cammini inediti. Prima o poi si vedranno, a distanza, e la creazione tutte intera parteciperá alla corsa e all’abbraccio preparato da tempo.
Boff prova a spiegarlo, in termini piú concreti, che mi piacciono:
“Quando il pericolo è grande, è grande anche la possibilitá di salvarsi. Quando, tra pochi anni, arriveremo al cuore della crisi e tutto sará in gioco, sará valida la massima della sapienza ancestrale e dei primi cristiani: “In caso di estrema necessitá, tutto diventa comune”. Capitali, saperi e averi saranno condivisi tra tutti, per poter salvare tutti. E ci salveremo, con la terra.

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