sabato 9 febbraio 2008

Come creature

Stare dentro la realtá, qui da noi, significa assumere il dolore della Creazione.
Per i missionari é sempre stato decisivo quel versetto dell'Esodo (3,7) in cui il Signore della Storia dice “Ho udito il grido del mio popolo e sono sceso a liberarlo”. Le nostre scelte spesso si orientano a partire da questo clamore, a cui proviamo a rispondere immergendoci (scendere) e partecipando con la gente al cammino di liberazione.
Ma oggi, tanto forte quanto il grido del popolo, ci ferisce il silenzio assordante della vita che giá non c'é piú. Contesti ambientali completamente distrutti, equilibri spezzati, deserti di monoculture al posto di ecosistemi ben integrati con il lavoro dei piccoli produttori, progetti minerari che stanno seccando le viscere della nostra terra e della gente che la abita...
In una catena, l'anello piú debole é il primo ad essere schiacciato; quando la vittima é senza voce, tutto risulta meno grave e appare meno violento.
La Creazione soffre qusta discriminazione senza poter alzare la voce (e quando lo fa é tutto d'improvviso, nei disastri naturali).
In questo senso, occorre completare il versetto dell'Esodo: “Ho ascoltato un silenzio preoccupante e innaturale. Per questo, sono sceso a restituire voce e vita a questa terra ferita”.

Un vescovo, il digiuno e la morte

Una delle persone che sta riuscendo a scendere, ascoltare e amplificare la voce di queste ferite é dom Luís Flávio Cappio, vescovo francescano in Bahia. Ormai da 11 giorni sta digiunando e pregando in riva al rio São Francisco, che il governo brasiliano vuole letteralmente spostare, per risolvere il grave problema della secca nelle regioni del nordest del Brasile.
Senza entrare in dettagli, si tratta di un progetto faraonico che foraggia grandi imprese di costruzione e stimolerebbe la produzione agricola latifondiaria. Esistono da anni alternative documentate, con impatti e costi molto minori, rivolte ai piccoli produttori locali.
É in loro nome, quasi dando voce anche al fiume, che dom Luís sta digiunando. Dice che di fronte a questi colossi organizzati anche il Vangelo suggerisce come unica soluzione il digiuno e la preghiera. Ed é disposto a continuare fino alla morte (tanto che qui giá in molti parlano di martirio). Il gesto di questo vescovo sta provocando molte reazioni di solidarietá e iniziative di protesta locali, aggregando forze e risvegliando coscienze.
“La Creazione stessa geme e soffre le doglie di un parto, aspettando la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8). Dom Luís si sta rivelando figlio di Dio e fratello universale di tutte le creature, facendosi carico del loro dolore. E ci invita a fare lo stesso.

In questi stessi giorni, una bimba é morta di denutrizione, in una delle regioni della nostra parrocchia. Il digiuno é una scelta per la vita; Maria Vitória é invece espressione di una sconfitta.
É fallimento di tutti: la comunitá che non ha saputo accompagnare il caso, noi che ci siamo mossi troppo tardi, il Consiglio Tutelare dei diritti dei bambini che si é omesso, l'ospedale che l'ha scaricata irresponsabilmente.
Perché il sogno di Dio si spezza cosí facilmente? Sono troppo forti, ancora, le logiche marce di interesse personale, accumulazione, irresponsabilità, impunitá. Viene voglia di gridare, ci sentiamo impotenti e arrabbiati, non capiamo bene come sia meglio muoverci.
Tornano le domande di tutti i giorni: da che parte andare? Stiamo facendo le scelte giuste? Cosa vuol dire essere missionari qui?
Non ci sono risposte, bisogna tenere occhi e orecchie ben aperti. La Parola e la storia, un grande ascolto e... l'aiuto di Dio!

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