sabato 8 settembre 2018

Un Forum Sociale di speranza e una Pasqua di persecuzione

Se ci leggi, è perché ti interessa guardare al mondo dall’osservatorio del Brasile. Grazie per aggiungere il nostro punto di vista al tuo: la complessità non si può interpretare isolandosi.

Il Forum Sociale Mondiale è nato qui ed è tornato in Brasile, in marzo, tentando ritrovare la sua identità, in un momento di crisi che coinvolge molti movimenti sociali.
Questo non è un tempo facile per le utopie, come quella storica del FSM: “Un mondo diverso è possibile”. Lo slogan dell’edizione attuale era “Resistere è creare, resistere è trasformare”. La semantica della resistenza la dice lunga sulla situazione attuale.

L’ultima volta del Forum in Brasile (Belém, 2009) c’erano cinque presidenti latino-americani: Lula, Fernando Lugo, Hugo Chaves, Evo Morales, Rafael Correa.
Sono passati meno di dieci anni, è incredibile la trasformazione storica del continente. A gravi errori politici del “Socialismo del secolo XXI” si somma la rivincita organizzata del capitale internazionale e la sua strategia di Lawfare. In buona parte del continente si impone così un modello economicamente neoliberale e aperto alle privatizzazioni e politicamente conservatore e repressivo, riducendo l’accesso pubblico ai diritti collettivi, aumentando la militarizzazione e la criminalizzazione dei difensori dei diritti umani.

Ma la società civile organizzata sente ancora un bisogno estremo di incontro, intercambio, immaginazione e costruzione di quelle che al FSM sono state chiamate “alternative sistemiche”. Abbiamo parlato di Buen Vivir, ecofemminismo, decrescita, diritti della Madre Terra, deglobalizzazione, beni comuni.
C’è un lavoro intenso e a volte invisibile per difendere e rilanciare modelli di vita locale, profondamente vincolati al territorio, intrecciarli tra loro immaginando nuove relazioni sociali. La sfida è mantenere forte la resistenza consolidando al tempo stesso spazi e diritti nella politica…

Il FSM può essere paragonato, in chiave laica, al lungo cammino di esodo del Popolo di Dio in cerca di libertà.
Pochi giorni dopo, abbiamo celebrato la Pasqua cristiana, quest’anno con un’intensità ed un dolore più forti, che amplificano l’indignazione e stimolano al dono incondizionale della vita.

Dovreste ricordare ir. Dorothy, uccisa nel 2005 in Anapu, nel Pará, strenua difensora dei diritti dei contadini, della riforma agraria e di modelli produttivi locali sostenibili.
Ecco, p. Amaro continua da anni, nella stessa città, questo sogno. Per mantenerlo vivo, è ovvio, non si può fuggire dal conflitto. Ad un gruppo organizzato di fazendeiros danno appetito le terre che lo Stato ha concesso alle famiglie organizzate che p. Amaro accompagna da anni.
Questi grandi proprietari hanno montato accuse calunniose e falsi testimoni contro il padre e sono riusciti a farlo arrestare, durante la settimana santa.
Due vescovi, assieme alla comunità locale, hanno celebrato l’inizio del Triduo Pasquale a fianco della prigione. Amaro, oltre quelle pareti, riusciva ad ascoltare.

Abbiamo pensato molto al parallelo tra Gesù ed i perseguitati politici di oggi. L’aggressione ai difensori dei diritti umani sta aumentando, nel contesto di uno Stato che favorisce l’impunità e gli interessi del grande capitale.

Pasqua è quel passo in più in difesa della gente, ripetuto giorno dopo giorno, scomodo per chi ha in mano le catene, ma inarrestabile, liberatore, già risorto anche se apparentemente bloccato in carcere!

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