Non lasciateci soli!
É il grido che piú si ascoltava a Mariana, ad un
anno dal disastro ambientale criminoso che ha scaricato 62 milioni di m3
di acqua e fango addosso a vari villaggi a valle della diga di Fundão,
controllata dalle imprese minerarie Vale e BHP Billiton.
660 km di fiume contaminato, 80 km2 di
oceano infangato. Sono morte 19 persone, molti sfollati, altre centinaia
di migliaia ancora senza sufficiente accesso all'acqua potabile, alla pesca e
alla vita che conducevano prima di questa tragedia, dovuta all'irresponsabilitá
delle multinazionali minerarie e dello Stato.
Geovanni, indio
Crenaque, geme: “Il nostro fiume é morto. Ha perso il suo spirito. Hanno tolto
il sacro dalla nostra vita”.
Patrícia
proclama con fierezza: “Il nostro dolore serva almeno per risvegliare tutti
voi!”.
La gente si sente
ferita nel suo profondo perché sono state strappate le loro radici. Il vincolo
con la loro storia e la loro terra é stato violato.
“Il corpo é il nostro primo
território. La comunitá é un corpo collettivo”.
Ci insegnano, in
preparazione al Natale, cosa significa incarnarsi.
Oltre a
stringersi a queste radici, incarnarsi significa anche scegliere da che parte
stare.
In questi
giorni, in Brasile, é una scelta urgente e radicale: non é tempo di neutralitá,
il silenzio o l'inerzia sarebbero complici.
Il 'golpe
bianco' che ha scalzato la presidente sta dando spazio ad un'aggressione
progressiva e schiacciante dei diritti umani consolidati fino ad ora, com molto
sudore, dopo l'epoca della dittatura militare.
La polizia,
soprattutto nelle grandi periferia urbane del Paese, ha aumentato la sua
violenza. Ogni giorno uccide 8 persone.
Si susseguono a
ritmo incalzante proposte di legge che smontano lo stato sociale consolidato in
anni di pressione e organizzazione popolare. Il Governo difende gli interessi
del grande capitale nazionale e straniero, che concepisce il Brasile come terra
di saccheggio, privatizzazione e svendita dei suoi beni.
La repressione
dei movimenti sociali e di ogni tipo di protesta sta raggiungendo in alcuni
casi il limite dell'intimidazione gratuita, o addirittura della tortura. Nei
giorni scorsi la polizia ha invaso, senza mandato di perquisizione, la scuola
internazionale Florestan Fernandes, dell'MST, che da decenni forma educadori
popolari. L'opinione pubblica manipolata dai midia appoggia questo tipo di
azioni com un giudizio sommario: chi contesta l'ordine costituito,
considerandolo ingiusto, é un criminoso che deve essere punito e represso.
Di nuovo,
allora, é tempo di incarnarsi e rinascere dalla parte delle vittime,
ascoltandole, imparando e crescendo con loro. É questo il posto della chiesa
che Papa Francesco cerca di risvegliare.
Nell'incontro
con i movimenti sociali, diceva: “Solidarietá é pensare ed agire in termini di
comunitá. Lottare contro le cause strutturali di questa disuguaglianza e contro
la negazione dei diritti. É una forma di fare storia”.
La storia, oggi
in Brasile, la stanno scrivendo i giovani. Mentre i partiti vivono una crisi
profonda e non riescono piú a nascondere la complicitá e la corruzione che ha
orientato il loro corso, i giovani hanno assunto il protagonismo. Questa volta
nella forma delle occupazioni di piú di mille universitá e scuole superiori in
tutto il paese. Da giorni i giovani protestano contro la riforma
dell'educazione e vari altri progetti di legge che prevedono tagli e
sacrificano i piú poveri.
Sono un segno di
speranza di fronte ad una societá stanca, rassegnata ed opportunista. Come
abbiamo proclamato recentemente in una attivitá insieme a loro, “queste sementi
porteranno frutto”!
Viveremo cosí,
quest'anno, il nostro Natale...
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