Tomasz
é polacco, José peruano. Vivono nell'estremo nord del Brasile, in Roraima,
dedicando la loro vocazione missionaria ai popoli indigeni Macuxi e Wapixana.
Bernardino
é un giovane togolese, sará ordinato diacono tra pochi mesi.
Vive a Salvador Bahia, dove tenta di integrare la sua esperienza di vita africana con
la cultura e tradizione religiosa dei gruppi afrodiscendenti della 'capitale
nera' del Brasile.
Oggi
vi parliamo di noi, comboniani in Brasile.
Ci troviamo in un momento importante
del cammino: da tre anni abbiamo riunito le due province ed ora ci organizziamo
come un unico gruppo in questo enorme territorio.
Basti pensare che la distanza
tra la comunitá comboniana piú a sud e quella piú a nord del paese... é
maggiore che la distanza tra il Brasile e l'Africa!
In
qualche modo, quindi, ci sentiamo vicini alla missione che Daniele Comboni ha
iniziato.
Pur se in contesti tanto diversi, ci ispira ancora il suo Piano per
la Rigenerazione dell'Africa.
Daniele aveva intuito che il missionario é un
uomo di frontiera e che ai margini si gioca la sua identitá e l'efficacia del
suo annuncio di vita, giustizia e pace.
Anche
noi, oggi, ci sentiamo sfidati dalle frontiere. Geografiche, perché la chiesa
brasiliana deve uscire di piú allo
scoperto, verso la frontiera amazzonica; culturali, perché la promozione della
vita passa dalla difesa delle comunitá messe ai margini dal modello di sviluppo
egemonico; religiose, perché il missionario é un ponte di dialogo tra la chiesa
e la societá civile organizzata, provocando quando necessario la rigidezza e il
distanziamento della struttura ecclesiale o di una cultura religiosa
massificante.
In
Brasile, abbiamo riscritto il nostro piano di evangelizzazione per i prossimi
sei anni.
Ci ispira la chiamata ad “essere nelle frontiere testimoni e profeti
di relazioni fraterne, fondate sul perdono, la misericordia e la gioia del
Vangelo. Sulle orme di Daniele Comboni, raggiungiamo le periferie della
sofferenza, tra i piú poveri e non evangelizzati. É questo l'orizzonte della
nostra missione”, come ricorda l'ultimo nostro Capitolo generale.
In
pratica, privilegiamo quattro aree di lavoro: evangelizzazione e Amazzonia,
evangelizzazione e diritti umani nelle periferie urbane, evangelizzazione e
comunitá afrodiscendenti, evangelizzazione e promozione vocazionale
missionaria. Ci impegnamo a partire dalla cura di comunitá cristiane popolari,
oppure offrendo un servizio specifico alla chiesa locale, con la formazione
biblica, la pastorale carceraria, i movimenti in difesa dei diritti umani, la
pastorale dei bambini e adolescenti, la rete ecclesiale panamazzonica, la
promozione della salute integrale e l'interazione con le scuole di
riconciliazione e perdono.
Lo
facciamo a partire dai limiti di un gruppo piccolo, fragile e con tutte le sue
contraddizioni. Crediamo nell'importanza dei luoghi in cui scegliamo di stare:
quanto piú immersi tra la gente semplice, nella loro sofferenza e nei loro
sogni, tanto piú saremo fedeli a questo palpitare di vita che non puó essere
tradito. Saremo una presenza semplice in situazioni difficili, molte volte
senza tante competenze o capacitá di trasformare, ma sempre segno di speranza e
appoggio nella r-esistenza.
La
porta é aperta e la direzione ci é data da testimoni del Vangelo come Ezechiele
Ramin o Franco Masserdoti: venite a camminare con noi!
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