Non mi é mai piaciuto fare la fila.
Dá una sensazione di perdita di tempo, mancanza di rispetto e umiliazione
di chi, per una qualsiasi necessitá, deve sottomettersi alla disorganizzazione
o al disinteresse dell’istituzione o dell’impresa di turno.
La nostra gente sembra che si sia abituata alle file. Ma si perde l’individualitá,
il volto e la storia di ognuno. Siamo utenti, clienti, lista anonima di gente,
in cicli di vita e consumo urbano che ci spersonalizzano.
Ogni piccola comunitá, di fede o di resistenza (che alla fine è la stessa
cosa) è un tentativo di sostituire la fila con il circolo, nella pratica della
celebrazione, dell’ascolto reciproco e della solidarietá con gli ultimi.
Nei giorni scorsi, peró, ho voluto entrare in una fila, e l’ho assaporata
passo dopo passo. Era la fila dell’ultimo saluto a dom Paulo Evaristo Arns.
Il cardinale dei diritti umani, difensore di molte persone perseguitate
dalla dittatura militare, povero con i poveri, ha tradotto la teologia della liberazione
in opzione per le periferie e le pastorali sociali.
È morto dopo 95 anni di vita appassionata, lucido e vigilante fino alla
fine in difesa della democrazia e dei piccoli.
Il suo corpo riceveva l’omaggio di tutti nella Cattedrale, la fila
cominciava dal fondo della piazza ed arrivava pian piano fino all’altare. Una
fila in cui tutti erano uguali: alcuni in giacca e cravatta, ma molte piú
persone semplici. Si potevano immaginare le ferite della vita che alcuni di
loro caricavano, e la riconoscenza per l’esistenza di una persona che li aveva
fatti sentire protetti e valorizzati. “Noi esistiamo”, sembrava gridare quella
moltitudine; occupando la cattedrale, si facevano appello, profezia ed anelito
per una Chiesa realmente dei poveri e in uscita.
Nella fila c’era anche un signore, afrodiscendente, curvato per gli anni,
con una giacca di velluto marrone elegante nella sua semplicitá, in attesa del
suo omaggio a dom Paulo.
Si faceva aiutare nel cammino da due giovani, probabilmente suoi nipoti,
uno a sinistra e l’altra a destra. Immaginavo il carico di storia che quest’uomo
portava sulle spalle… Come è bello vedere due anziani che si incontrano,
recuperando memorie di dignitá e di vita. E sperare che questa storia si
trasmetta ai piú giovani, nella fila senza fine delle generazioni.
Anch’io sono entrato in fila umilmente, chiedendo la saggezza, la passione
e lo Spirito di dom Paulo. Questa lunga linea di gente che attraversava la
piazza principale di São Paulo mostrava quanto abbiamo bisogno di testimoni
ispiratori, coerenti e degni. In un momento politico di mediocritá, in un
contesto culturale di precarietá, di scelte volatili e valori temporanei, quest’uomo
piccolo di statura ma grande nell’animo è stato seminato come una radice al
centro della cittá.
Mettersi in fila, in questo caso, è stato preparare un incontro, andare
insieme nella direzione di una luce. È una bella immagine della preparazione
del Natale, è ció che auguro ad ogni amico e amica che cammina con me.
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