Papa Francisco lo ha chiesto a chiare lettere a Natale: secondo lui, la discriminazione sanitaria è uno dei più gravi “muri” che dividono le persone dai loro diritti.
I paesi più ricchi si sono già garantiti perlomeno metà delle vaccinazioni disponibili per quest’anno, e così almeno un quinto dell’umanità potrà sentirsi al sicuro solo nel 2022.
Il programma dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) per la ridistribuzione del vaccino ai paesi più poveri, il Covax, corre serio pericolo di non sostenersi, per limiti economici.
Questo squilibrio a livello mondiale si ripete in Brasile. Siamo il settimo paese più diseguale al mondo (i primi sei si trovano nel continente africano); abbiamo la seconda più alta concentrazione di redditi al mondo, solo dopo il Qatar.
Abituati a convivere senza molti drammi con una tale disuguaglianza, molti trovano quasi “normale” lasciare la soluzione per il virus all’iniziativa privata. Chi può, si affretti a curarsi.
A inizio gennaio, le cliniche private in Brasile hanno iniziato a negoziare l’importazione di 5 milioni di dosi di vaccinazioni, dall’India.
La logica è che la libertà è un valore che sta al di sopra della salute pubblica.
Lo ha scritto anche il nostro Ministro degli Esteri, Ernesto Araújo, secondo cui «il mondo non si deve organizzare attorno al principio dello “sviluppo sostenibile”, né quello della “sanità”. Non si devono considerare questi temi “globali” come una delle più alte priorità mondiali, poiché non hanno nulla a che vedere con la libertà e servono appena ad interessi anti-democratici. (…) Si ferirebbe a morte la libertà e non si produrrebbe nessuno tipo di sviluppo».
Il peggio avviene quando alla priorità “liberale” si associa l’incompetenza: il Ministero della Salute si è accorto che non ci sono siringhe sufficienti per applicare le vaccinazioni, e il Presidente della Repubblica ha dichiarato che, in questo momento, i prezzi delle siringhe sono molto alti, data la grande richiesta, e attenderà che si abbassino.
Malgrado lo stesso Presidente abbia autorizzato, in maggio 2020, l’acquisto di componenti chimici di base per la fabbricazione della clorochina ad un prezzo sei volte più alto del normale.
E così, ora abbiamo 2 milioni e mezzo di pastiglie di idrossiclorochina incagliate nei magazzini, un budget di 250 milioni di Reais per smaltirle in presunti “kit anti-Covid” da distribuire gratis nelle farmacie, ma non ci sono fondi per le siringhe della vaccinazione!
La beffa è che, storicamente, il Brasile ha costruito uno dei sistemi più efficaci e ben organizzati per l’immunizzazione della sua popolazione. Ora, però, non siamo in grado di applicarlo all’emergenza Covid.
Lasciare all’iniziativa privata la cura di una malattia diffusa è molto pericoloso: si perde il controllo sistematico delle vaccinazioni applicate e si compromette sul nascere un piano organizzato e capillare.
L’immunizzazione è diritto di ogni cittadino; per garantirlo, e per evitare disuguaglianze, nel Regno Unito il governo e le aziende farmaceutiche hanno elaborato accordi per impedire l’acquisto della vaccinazione da parte delle cliniche private, almeno finché la maggioranza della popolazione non sarà stata vaccinata dal sistema di sanità pubblica.
Mentre Papa Francesco ha iniziato l’anno rilanciando il valore del “prendersi cura” gli uni degli altri, la politica brasiliana rilancia il grido primitivo del “si salvi chi può”.
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