mercoledì 6 gennaio 2021

Prendersi cura

C’è una posizione che la Chiesa ha sempre assunto, forse senza mai comprendere pienamente la radicalità del suo messaggio. È quella della cura.
È una delle parole chiave nel Vangelo e nella vita di Gesù: come lui, chi si immerge così profondamente nella vita della gente non può ignorare le sfide del quotidiano, la lotta contro una malattia, la paura della morte.

Il monaco benedettino Marcelo Barros, alla fine della celebrazione dell’Eucarestia, suole chiamare vicino all’altare le persone ammalate e benedirle, una a una, con le mani sulla loro testa, con parole semplici e una carezza.
Un buon prete di periferia, in silenzio, senza pubblicità, visita gli ammalati del quartiere nelle loro case; si fa presente, anche solo con una preghiera e a volte il balsamo dell’olio e il suo profumo di protezione. Quando ci crede, monta una rete di persone che continuino a visitare; in certe parrocchie in Brasile le chiamiamo “Ministri della Speranza”.

Per dirlo in portoghese, c’è una parola bella e intraducibile: “cuidado”.
Non è la “cura”, che spesso si invoca miracolosamente, quasi debba piovere dal cielo. È il prendersi cura. È un verbo riflessivo, perché restituisce cura anche a chi la offre.
Vale tra le persone, ma anche con nostra sorella madre Terra. Per questo, sta nel titolo dell’enciclica Laudato Si’, “Sul cuidado della casa comune”, ed è una parola chiave di questo documento (appare per ben 57 volte). In Laudato Si’, Papa Francesco propone la conversione radicale alla “Cultura del cuidado”. Nell’enciclica Fratelli Tutti, sviluppa l’idea e la arricchisce con la “Cultura dell’incontro”. Si tratta, in entrambi i casi, di relazioni nuove da coltivare.

La pandemia che stiamo attraversando amplifica l’urgenza di questa conversione, che non può essere solo personale o pastorale, ma deve diventare politica, strutturale.
È indignante che, proprio durante la pandemia, la fortuna di 42 famiglie, le più ricche del Brasile, sia cresciuta di 34 miliardi di dollari! Nel frattempo, il Governo stringe sempre più i sussidi alle famiglie senza lavoro e senza cibo, tagliandoli definitivamente, ora, a fine anno.
Si tratta di un omicidio sistematico, benedetto dal potere politico: questa economia uccide, grida con forza Papa Francesco!

In parallelo, il sistema di sanità pubblica in Brasile viene strategicamente indebolito. Le politiche di austerità e i regimi fiscali regressivi tagliano la disponibilità di fondi statali, in totale contraddizione con le lezioni che ci sta dando l’emergenza Covid-19. 

La pandemia ci sbatte in faccia altre due evidenze: una è il machismo che attraversa tutte le nostre relazioni, fino a quelle più intime, in famiglia. La divisione patriarcale del lavoro sta provocando una giornata tripla per le donne: spesso in città, in cerca di lavoro, al rientro devono gestire contemporaneamente, da sole, l’amministrazione della casa e l’attenzione ai figli, già che le scuole continuano chiuse.
Inoltre, il razzismo, impregnato culturalmente e storicamente nelle nostre relazioni sociali. Proprio alla vigilia della giornata nazionale per la dignità degli afro discendenti, anche in Brasile si è ripetuta la triste vicenda che, negli Stati Uniti, ha soffocato la vita nera di George Floyd. João Alberto è il nome che, anche qui, sta diventando simbolo della resistenza contro il razzismo.

L’epoca delle pandemie si sta disegnando non come emergenza, ma come conseguenza permanente del modo di vita e produzione che abbiamo scelto. Mentre cerchiamo di smantellarlo, occorre ricostruire una profonda cultura del cuidado.

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