“É ora di superare il clericalismo, uscire dai templi, verso le periferie esistenziali. Occorre una Chiesa ministeriale e profetica, inserita nella vita della gente, rispettando la diversità culturale e religiosa, la storia ed il modo di vita dei popoli amazzonici”.
Il Sinodo per l’Amazzonia, cominciato da più di un anno, sta risvegliando la speranza della gente, dalle comunità più isolate lungo i fiumi, fino alle periferie delle grandi città di questo bioma.
Sentirsi ascoltati, recuperare il protagonismo, potersi esprimere sulla Chiesa e sulle urgenze dell’Amazzonia, sedersi in circolo per discernere insieme, donne, uomini, preti, religiose, vescovi: sono tratti vivi della spiritualità e pratica sinodale che stiamo sperimentando in molteplici contesti dei 9 paesi della Panamazzonia.
Indipendentemente dai risultati dell’assemblea finale dei vescovi, prevista in Vaticano in ottobre, può attecchire nella Chiesa amazzonica questo spirito di ascolto e partecipazione, intensamente desiderato da Papa Francesco, primo passo perché l’incarnazione sia la principale metodologia missionaria.
“Voi, popoli originari, non siete mai stati tanto minacciati nei vostri territori. L’Amazzonia è una terra disputata. (…) Noi, che non abitiamo in queste terre, abbiamo bisogno della vostra sapienza e delle vostre conoscenze per poter entrare, senza distruggerlo, nel tesoro custodito da questa regione, facendo risuonare le parole del Signore a Mosè: «Togliti i sandali, perché questa è una terra sacra»”.
Con queste parole a Puerto Maldonado, in Peru, Papa Francesco ha aperto il Sinodo. In risposta, gli indigeni chiedono che la Chiesa assuma “una veemente difesa dei loro popoli”, riconoscendo gli errori del passato e smontando ogni eredità coloniale.
Così, la formazione offerta a seminaristi, missionari e laici deve riscattare gli elementi chiave delle culture locali, superando l’omogeneità di un modello religioso univoco.
I popoli indigeni insistono nel dialogo interreligioso, in sintonia con l’indicazione del Papa: “ogni cultura e cosmovisione che riceve il Vangelo arricchisce la Chiesa, con la visione di un nuovo lato del volto di Cristo”.
Il Sinodo sarà opportunità per riconoscere e valorizzare il protagonismo delle donne nella Chiesa amazzonica, identificando nuovi ministeri a servizio della Chiesa e della vita.
Le comunità cristiane amazzoniche, frequentemente, si sentono isolate e abbandonate. Non possono celebrare l’Eucaristia, se non nelle rare volte in cui un sacerdote le può raggiungere.
Nel lungo processo di ascolto sinodale, hanno proposto con rispetto e chiarezza la possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati, riconosciuti come punto di riferimento spirituale dalla comunità locale. Allo stesso modo, in considerazione delle culture locali, hanno suggerito il celibato opzionale per i ministri ordinati.
Il ministero delle donne diacono è una possibilità importante per la Chiesa amazzonica e una proposta che il Vaticano sta analizzando, con una Commissione nominata ancora nel 2016.
Un’altra grande sfida che si pone al Sinodo è ripensare la Chiesa e la vita nelle grandi città amazzoniche: cresce l’esodo dalla foresta verso i centri urbani, frequentemente frutto dell’espulsione delle comunità, che si ritrovano senza opportunità di sviluppare il loro modo di vita e sussistenza.
Nuovi cammini per la Chiesa e l’Ecologia Integrale in Amazzonia: percorriamoli!
Il Sinodo per l’Amazzonia, cominciato da più di un anno, sta risvegliando la speranza della gente, dalle comunità più isolate lungo i fiumi, fino alle periferie delle grandi città di questo bioma.
Sentirsi ascoltati, recuperare il protagonismo, potersi esprimere sulla Chiesa e sulle urgenze dell’Amazzonia, sedersi in circolo per discernere insieme, donne, uomini, preti, religiose, vescovi: sono tratti vivi della spiritualità e pratica sinodale che stiamo sperimentando in molteplici contesti dei 9 paesi della Panamazzonia.
Indipendentemente dai risultati dell’assemblea finale dei vescovi, prevista in Vaticano in ottobre, può attecchire nella Chiesa amazzonica questo spirito di ascolto e partecipazione, intensamente desiderato da Papa Francesco, primo passo perché l’incarnazione sia la principale metodologia missionaria.
“Voi, popoli originari, non siete mai stati tanto minacciati nei vostri territori. L’Amazzonia è una terra disputata. (…) Noi, che non abitiamo in queste terre, abbiamo bisogno della vostra sapienza e delle vostre conoscenze per poter entrare, senza distruggerlo, nel tesoro custodito da questa regione, facendo risuonare le parole del Signore a Mosè: «Togliti i sandali, perché questa è una terra sacra»”.
Con queste parole a Puerto Maldonado, in Peru, Papa Francesco ha aperto il Sinodo. In risposta, gli indigeni chiedono che la Chiesa assuma “una veemente difesa dei loro popoli”, riconoscendo gli errori del passato e smontando ogni eredità coloniale.
Così, la formazione offerta a seminaristi, missionari e laici deve riscattare gli elementi chiave delle culture locali, superando l’omogeneità di un modello religioso univoco.
I popoli indigeni insistono nel dialogo interreligioso, in sintonia con l’indicazione del Papa: “ogni cultura e cosmovisione che riceve il Vangelo arricchisce la Chiesa, con la visione di un nuovo lato del volto di Cristo”.
Il Sinodo sarà opportunità per riconoscere e valorizzare il protagonismo delle donne nella Chiesa amazzonica, identificando nuovi ministeri a servizio della Chiesa e della vita.
Le comunità cristiane amazzoniche, frequentemente, si sentono isolate e abbandonate. Non possono celebrare l’Eucaristia, se non nelle rare volte in cui un sacerdote le può raggiungere.
Nel lungo processo di ascolto sinodale, hanno proposto con rispetto e chiarezza la possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati, riconosciuti come punto di riferimento spirituale dalla comunità locale. Allo stesso modo, in considerazione delle culture locali, hanno suggerito il celibato opzionale per i ministri ordinati.
Il ministero delle donne diacono è una possibilità importante per la Chiesa amazzonica e una proposta che il Vaticano sta analizzando, con una Commissione nominata ancora nel 2016.
Un’altra grande sfida che si pone al Sinodo è ripensare la Chiesa e la vita nelle grandi città amazzoniche: cresce l’esodo dalla foresta verso i centri urbani, frequentemente frutto dell’espulsione delle comunità, che si ritrovano senza opportunità di sviluppare il loro modo di vita e sussistenza.
Nuovi cammini per la Chiesa e l’Ecologia Integrale in Amazzonia: percorriamoli!
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