Pace!
La chiediamo con forza, in questo tempo di Natale.
“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”, profetizza Isaia. Per riconoscerla, nell’oscurità di tante situazioni, occorre camminare e aguzzare la vista.
Non starsene fermi, anestetizzati. Non farsi accecare da tanti bagliori senza orizzonti. Cercare, sperare, avere fiducia, ascoltare i piccoli segni della realtà e dello Spirito.
Sarebbe bello vivere il Natale così, come un cammino notturno, fatto di silenzio, di preghiera e ascolto, di attesa.
Ce lo chiede questo mondo in frantumi, a partire dalla Palestina distrutta e agonizzante; ce lo chiede la Madre Terra, che non riesce a reggere il nostro modo di vivere.
Ma ne sentiamo bisogno anche nella vita quotidiana, nei dolori e nelle attese delle nostre famiglie. Un Natale in cui possiamo raccontarci la speranza, gli uni agli altri. Cos’è che, malgrado tutto, ci tiene vivi e ci dà senso? Un Natale per andare a fondo in questa ricerca… e così non affondare.
Da parte mia, condivido alcune brecce di luce, come quella dei movimenti popolari e delle persone di strada, che negli ultimi anni sono aumentate molto, in Brasile: recentemente, l’organizzazione di questa gente è riuscita a far approvare una politica pubblica statale per prevenire nuove situazioni di abbandono, per prendersi cura di chi vive oggi senza tetto e per ricostruire prospettive di vita per lasciare la strada.
Il lancio di questo progetto politico è avvenuto nel palazzo presidenziale, a Brasilia, con il Presidente della Repubblica, varie autorità e diversi rappresentanti della gente di strada, nello stesso spazio.
Mi fa pensare a una politica con i piedi per terra, dal punto di vista dei marciapiedi e non solo delle autostrade…
Nei prossimi giorni, una commissione della Chiesa brasiliana visiterà il popolo Ka’apor, nel Maranhão. Indigeni che si vedono sempre più invasi dal disboscamento clandestino, dai latifondiari e dall’estrazione mineraria. Hanno perso la fiducia nella protezione dello Stato, però si stanno organizzando con collettivi di autodifesa chiamati “Guardiani della foresta”, che realizzano un monitoraggio permanente dei loro territori e una mappatura partecipativa.
Mi fa pensare a una Chiesa che si fa gregge per imparare a essere pastora…
In questi mesi, in Equador i giovani studenti, le famiglie e le comunità cristiane si sono unite in un referendum storico, che ha smosso milioni di persone e ha approvato la scelta di lasciare il petrolio nel sottosuolo, nella regione amazzonica di Yasuni, per preservarne la biodiversità.
Allo stesso modo, in Panamá, la protesta popolare -appoggiata anche dai vescovi, che sono scesi in strada con la gente- è riuscita a cancellare concessioni minerarie e impedire che lo Stato si vendesse alla voracità delle imprese predatorie.
Mi fa pensare a nuove forme di economia, decoloniali, che si possono imporre quando la gente si organizza e si muove…
Scorgere segni di luce ci aiuta a non perderci. Chissà che non sia il miglior regalo che possiamo farci, nella notte di Natale? Meno cose e più segni, di affetto, di condivisione, di comunione con la vita dei popoli e della Terra.
Buon Natale!
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