mercoledì 15 dicembre 2021

La religione in tempo di pandemia: vecchi interessi e nuovi percorsi

Un servizio essenziale: senza speranza non si sta in piedi. La forza della fede, in questo lungo tempo di pandemia, è uno dei pochi appigli che danno sicurezza alla gente.
Vari leaders religiosi rivendicano, per questo, che le celebrazioni pubbliche siano riconosciute essenziali e siano permessi incontri con molte persone. Ma la fede si sta muovendo anche lungo altri cammini: le famiglie si organizzano nelle loro case, nascono gruppi di preghiera e riflessione online. Alcune diocesi offrono materiali popolari interessanti, per incontri comunitari più piccoli, autogestiti, che non provochino assembramenti. Li chiamiamo “Rodas de conversa”, un ottimo strumento di spiritualità e educazione popolare nato con le comunità ecclesiali di base.

Eppure alcune chiese, soprattutto del filone neopentecostale, alzano sempre di più la voce.
Rivendicano il diritto a grandi celebrazioni e raccolta di offerte, disputando e conquistando nuovi fedeli in cerca di appigli di sicurezza spirituale.
Criticano la quarantena e le misure preventive, garantiscono che con fede, acqua benedetta e clorochina la cura è garantita.
In cambio, provocano i fedeli a fidarsi più della Provvidenza che dei sussidi pubblici, peraltro ora ridotti ad un livello minimo. Sfidano la gente a donare alle chiese anche ciò che fosse essenziale alla sopravvivenza, perché “il Signore ricompenserà”.

Il presidente Bolsonaro, fin dalla sua campagna elettorale, ha stretto una alleanza strategica con chiese e gruppi fondamentalisti, sia neopentecostali che cattolici.
In questa sintonia satanica, il messaggio religioso e politico stimola un ethos eroico: il popolo brasiliano deve essere coraggioso, sfidando la pandemia e le stesse misure restrittive. L’opzione per l’immunità di gregge e la manutenzione del ciclo di produzione e consumo sta costando quasi 500 mila morti e si sostiene anche grazie al messaggio religioso.

La chiesa cattolica è divisa: un certo gruppo difende ancora le politiche genocide del presidente e il suo fondamentalismo moraleggiante. Un altro settore, cosciente e impegnato, prende posizione attiva e fortemente critica. La maggioranza, attenta soprattutto alla crisi umanitaria, organizza con fedeltà e impegno una rete di sostegno e solidarietà. Inoltre, promuove spazi di ascolto e di rifugio spirituale, occasioni di rivitalizzazione, che però possono trasformarsi in isolamento autoreferenziale.

Si moltiplicano, nei social media, messaggi di autostima e counselling spirituale. Guru e maestri di vita cattolica, con milioni di followers, conducono flussi paralleli di cristianismo e spiritualità, spesso autonomi dal magistero della chiesa, slegati da qualsiasi processo comunitario e dall’impegno per la trasformazione delle condizioni strutturali che stanno provocando tanto dolore.

Cercando di valorizzare il laicato con un protagonismo responsabile, la chiesa cattolica sta insistendo sulle dinamiche sinodali, che fomentino la partecipazione ed il senso di appartenenza costruttiva delle comunità. Così come, a livello mondiale, si sta preparando un lungo cammino sinodale sul tema “Partecipazione, comunione e missione”, che culminerà in ottobre 2023, nel nostro continente è già in corso l’Assemblea Ecclesiale di America Latina e Caribe, ora nella sua fase di ascolto e consulta.
La porta di entrata è una analisi lucida della realtà e delle sue sfide. Ma i tempi brevi e la situazione della pandemia lascino una domanda aperta: sarà un’Assemblea capace di mobilizzare e riunire i fedeli? La dinamica sinodale riuscirà a risvegliare il gusto di nuove forme di partecipazione nella Chiesa?

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