“Sono stanca di sopportare questo treno carico di minerali che passa davanti a casa dieci volte al giorno. Non sopporto ascoltare che questo convoglio di 330 vagoni porta via la ricchezza delle nostre terre e lascia una scia di incidenti e morte: travolge e uccide una persona al mese! Sono stufa di sentire i discorsi delle persone in doppiopetto, dell’impresa: ci garantiscono che tutto ció porterá lo sviluppo ed il progresso, ma per noi, qui, tutto é fermo a vent’anni!”
Qui, la Companhia Vale do Rio Doce (Vale) domina l’economia e controlla la politica regionale, controllando la proprietá delle miniere di ferro piú ricche ed abbondanti del mondo, cosi come un imponente sistema di logistica e trasporti (ferrovie e navi da carico intercontinentali).
Vale é la seconda impresa mineraria del mondo, opera in 30 paesi diversi con quasi 150mila dipendenti ed é cresciuta di 19 volte in dodici anni, da quando una sospetta operazione di privatizzazione ha svenduto questo tesoro ad interessi privati.
Dipinge la sua immagine di verde (greenwashing), garantendo la sua sostenibilitá e responsabilitá sociale con potenti operazioni di marketing e un forte influenza sui partiti politici. Invece, i popoli e le comunitá di varie parti del mondo testimoniano gravi conflitti nell’ambito del lavoro (3500 persone in Canada sono in sciopero contro Vale da sette mesi, con picchetti a -24 gradi), inquinamento di aria, acqua e suolo, corruzione delle amministrazioni locali, persino reclutamento di milizie locali per garantire la difesa degli interessi dell’impresa.
Abbiamo davanti, insomma, un esempio paradigmatico dell’arroganza di molte imprese minerarie del mondo.
Per questo, da fine 2007 una rete di movimenti del nord del Brasile ha lanciato la campagna “Justiça nos Trilhos” (Sui Binari della Giustizia) per denunciare i conflitti con la ultinazionale e rivendicare giustizia socio-ambientale.
Poco dopo, la partecipazione della campagna al Fórum Social Mundial a Belém in Pará ha rafforzato la rete di alleanze ed il coraggio di questo movimento plurale, che in questo 2010 giungerá ad affrontare pubblicamente Vale.
Infatti, in aprile é convocato il “Primo incontro internazionale delle vittime di Vale”. Rappresentanti del Brasile, Perú, Ecuador, Argentina, Cile, Canada, Mozambico, Italia e forse Indonesias si incontreranno per tre giorni di ‘Tribunale Popolare’, scambiando informazioni, stimolando i media a rivelare il volto nascosto dell’impresa, interpellando i suoi quadri direttivi e l’azionariato. Alcuni delegati parteciperanno all’annuale assemblea degli azionisti, con lçe necessarie rivendicazioni. La Rede Brasileira de Justiça Ambiental, insieme a molti grandi e piccoli enti e movimenti brasiliani, stringono cosí un accordo con l’ Observatorio de Conflictos Mineros em America Latina e con le reti sindacali internazionali di Canada e Stati Uniti. In preparazione all’incontro, avverranno due carovane regionali (una in Pará-Maranhão, l’altra in Minas Gerais), per scambiare esperienze e strategie tra attori nazionali ed internazionali, toccando con mano i conflitti locali.
In quell’occasione, a Rio, sará lanciato un film-documentario di Silvestro Montanaro (conosciuto per la sua trasmissione teevisiva ‘C’era una volta’). Il documentario in tre lingue (portoghese, inglese ed italiano) é ottimo strumento di formazione, presa di coscienza e denuncia. Circolerá in Italia insieme ad un libro di Francuccio Gesualdi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo) a partire da settembre.
A nome di tutti i movimenti brasiliani e del mondo in conflitto con questa multinazionale, chiediamo un appoggio a chiunque sia sensibile alla vita della gente e della natura nelle regioni amazzoniche del nord del Brasile: le vene aperte dell’America Latina debbono tornare ad alimentare il corpo anemico degli impoveriti!