Chi vincerá le Olimpiadi in Brasile? Se ancora non conosciamo il risultato delle gare di atletica e dei campi di gioco, possiamo giá fare un bilancio di vittorie e sconfitte ed anticiparvi: saranno olimpiadi di esclusione, di spese inutili e di protesta.
Come tutti i
grandi eventi ed i grandi progetti, dietro ad un budget miliardario si
nascondono interessi impresariali e impatti diretti sulla popolazione piú
povera.
Nella sede
olimpica di Rio de Janeiro, si conferma la trasformazione dello sport in businness, appropriato con sapiente
interesse da parte del potere pubblico.
Il grande evento di agosto giustifica
un progetto di ristrutturazione della cittá a beneficio della speculazione
immobiliaria in aree di nuova espansione.
Nella zona ovest della cittá, specialmente,
le vittime di questo avanzo del cemento sono gli sfollati delle comunitá
afrodiscendenti, familie di agricoltori e di pescatori. In tutta la cittá, piú
di 8mila persone, in 24 comunitá popolari, sono giá state rimosse dalle loro
case.
Si rafforza cosí un
modello di sviluppo disuguale nella cittá, insieme alla necessitá di nascondere
o reprimere ció che le elite considerano ‘lo scarto’ della societá.
Il preventivo
delle Olimpiadi di Rio è giunto al valore di 39 miliardi di reais (il cambio
con l’euro oggi è poco meno di 1 a 4), 43% in piú di quanto ci sono costati i
Mondiali di calcio, solo due anni prima.
Si tratta di una composizione di fondi
pubblici e privati, ma non esiste trasparenza nell’analisi di questi conti,
soprattutto riguardo agli incentivi fiscali offerti alle imprese e alle regole
della collaborazione pubblico-privato.
In un periodo di
crisi economica mondiale e nazionale, fa male pensare a questi grandi eventi
come catalizzatori di una spesa pubblica cosí alta. Si potrebbe, almeno,
mantenere le olimpiadi per tre o quattro volte nella stessa cittá, abbinandovi
un osservatorio internazionale delle vittorie e sconfitte del Paese che le
ospita e cercando di farne un campione dei diritti umani, dell’accoglienza,
della solidarietá internazionale!
Una buona parte
delle spese olimpiche sono destinate al settore della sicurezza pubblica, e qui
si apre un’altra grande ferita del Paese e della cittá di Rio.
Ai giochi di Rio si
abbina la maggiore operazione di sicurezza di tutta la storia del Brasile: 65mila
poliziotti e 20.000 soldati, piú del doppio dello schieramento adottato a
Londra nel 2012. In 9 degli ultimi 10 anni, lo stato di Rio de Janeiro ha
dedicato piú spese in bilancio per la sicurezza che per salute ed educazione.
La profonda disuguaglianza
che ancora esiste in Brasile tra i piú ricchi ed i piú poveri, associata alla
cultura militarizzata e repressiva della polizia, sta provocando un aumento
delle morti violente nel paese, mietendo vittime soprattutto nelle grandi
periferie urbane, tra la popolazione povera e nera. Nel 2013, il Brasile è
stato campione mondiale in omicidi. Dal 2009 al 2016, la Polizia di Rio ha
praticato 2500 omicidi. L’anno scorso, in questa cittá, un omicidio su cinque è stato commesso da agenti di polizia in servizio.
Amnesty International ha recentemente
dichiarato che “il Brasile si sta avviando di gran carriera a ripetere gli
errori mortali commessi in decenni di operazioni di ordine pubblico e
soprattutto durante i Mondiali di calcio del 2014”.
Per garantire e giustificare la repressione, il governo Dilma Rousseff ha pubblicato una legge antiterrorismo molto ambigua, che minaccia la libertá di espressione e manifestazione pacifica dei movimenti popolari e che non si limita solo allo scenario ed al periodo delle Olimpiadi. Il governo provvisorio golpista vi ha aggiunto una ancor piú dura “Legge generale sulle Olimpiadi”, che impone una serie di limitazioni di diritti.
In realtá,
l’obiettivo non è solo proteggere il regolare svolgimento dei Giochi, ma
soprattutto impedire la protesta politica che, a inizio agosto, raggiungerá il
suo punto piú caldo.
Da quando il
presidente provvisorio Temer ha scalzato incostituzionalmente Dilma Rousseff, i
movimenti popolari, gli studenti, gli artisti, le popolazioni indigene, i
sindacati e molte altre categorie sociali non gli stanno dando pace,
inanellando incessanti manifestazioni, proteste ed occupazioni.
A inizio agosto
si prevede il voto finale del Senato Federale, che dovrá decidere definitivamente
a favore o contro l’impeachment.
È
ovvio che il palco internazionale delle Olimpiadi sará scenario privilegiato
per denunciare veementemente, in massa, questo abuso di potere e la grave crisi
istituzionale in corso in Brasile.
Ed è probabile che
gli uomini al potere mostreranno ancora una volta che l’illegalitá e gli
interessi nascosti si garantiscono solo con la repressione violenta.